Nella seconda metà dell’Ottocento, quando il numero delle persone era ancora direttamente proporzionale al territorio agricolo, Cavergno contava oltre 400 abitanti che sarebbe stato più corretto definire Bavonesi. Infatti fino all’inizio del Novecento, per molte famiglie di questo villaggio erano più i mesi trascorsi in Valle, nelle varie frazioni chiamate «terre», che non a Cavergno: sebbene secondo un’antica tradizione per Natale tutti dovessero essere in paese, in realtà le capre non uscivano mai dalla valle e quindi, passate le feste, i caprai riprendevano la via della Valle Bavona seguiti qualche mese dopo dalle mucche e dalle famiglie intere.
Il binomio Cavergno-Bavona, nonostante la scomparsa della transumanza di un tempo, si è conservato fino ad oggi: basta ascoltare i Cavergnesi parlare della loro Valle oppure partecipare alla processione a Gannariente, la prima domenica di maggio, o ancora gironzolare tra le case del paese un fine settimana d’estate per concludere che senza le terre bavonesi, Cavergno non potrebbe nemmeno esistere oggi. Questo villaggio fino a cinquant’anni fa era caratterizzato da un nucleo compatto posto contro il versante della montagna e sul pendio stesso. Lo sviluppo edilizio della seconda metà del Novecento ha occupato, anche qui come altrove, i campi e gli orti a valle della strada cantonale e di quella che porta in Bavona. Così le vie di transito che segnavano il confine tra nucleo abitato e zone coltivabili si ritrovano oggi all’interno del paese mentre la chiesa sembra situata al centro.
IL NUCLEO
La caratteristica più saliente di questo nucleo sono le lunghe stradette acciottolate che lo percorrono longitudinalmente e che conducono verso la Val Bavona da un lato e verso la Val Lavizzara dall’altro. Tra le varie case da segnalare, entrambe situate vicino alla torba, una con loggiato, tipica costruzione della Bassa Valle e della Val Bavona, e una con alcuni monumentali portali in pietra. Poche le case degli emigranti con le tipiche terrazze formate da grandi lastre sostenute da mensole pure in pietra e protette da ringhiere in ferro. A testimoniare che a Cavergno l’emigrazione oltremare non deve aver portato molti frutti.
LE STALLE
Le vecchie stalle di Cavergno erano ubicate alle due estremità del nucleo: verso la Val Bavona dove si conserva il gruppo più numeroso e verso la Val Lavizzara. Tutte hanno le pareti in muratura a secco, con le tipiche grandi porte dei fienili dalle quali si entrava con la gerla tra-boccante di fieno. Fa eccezione una stalla, situata proprio al centro del nucleo, con le pareti del fienile in legno e il tetto «a cavallo». Forse l’ultima testimonianza, assieme alla torba quattrocentesca, di un modo di costruire molto antico e probabilmente assai diffuso.
LE FONTANE
Cavergno ebbe il primo acquedotto, in legno, già nel corso del XVIII secolo. Poi negli anni 1823-26 se ne costruì uno utilizzando la pietra: il trasporto dell’acqua dalla sorgente, posta a 700 metri dal paese, avveniva tramite numerosi blocchi forati mentre la distribuzione era assicurata da tre fontane, due delle quali ancora esistenti. Si tratta di vasche monolitiche, molto grezze, probabilmente più antiche. I blocchi forati, invece, sono rimasti interrati oppure sono stati dispersi qua e là (tre si trovano dietro il campanile). La doppia vasca monolitica situata vicino alle stalle, invece, è anteriore: era alimentata dall’acqua di una sorgente che sgorgava poco sopra.
Per ulteriori informazioni scarica il pieghevole del Sentiero di Pietra (PDF).
La versione cartacea è disponibile presso gli infopoint turistici in Vallemaggia.