Attività

Fusio... e i mulini

Quando l'uomo risuscì a domare la forza dell'acqua.

Oltre 440 metri di dislivello e 7 chilometri di strada tortuosa separano Fusio da Peccia. Tra i due villaggi troviamo i piccoli nuclei di Corsgel, Camblee e l’abitato di Mogno. Forse per queste sue particolarità, Fusio, soprattutto all’inizio del ‘900, era meta ambita per il soggiorno estivo di turisti ticinesi e d’oltralpe. In questo periodo, oltre all’attività agricola cui era dedita buona parte della popolazione, si sviluppò il settore alberghiero.

La Val Sambuco rappresentava un territorio ideale per la pastorizia, ma era pure luogo di svago turistico. I numerosi alpi della zona assicuravano ai Fusiesi una vita economicamente più agiata rispetto ad altre comunità: non è un caso che da Fusio partirono pochi emigranti, mentre diverse famiglie acquistarono dei terreni nel Locarnese, dove venivano condotte le mandrie allo sverno. A partire dal 1950 il grande cambiamento: la costruzione della diga sconvolse la Val Sambuco e la vita degli abitanti di Fusio. I lavori idroelettrici portarono nuove opportunità e alcune agevolazioni, ma in seguito per Fusio, come per molti altri villaggi d’alta montagna, prese inizio un inarrestabile calo demografico.

CAMBLEE

Camblee è un insediamento situato a 1120 m s.m., anticamente abitato durante tutto l’anno. A partire dal XIX secolo divenne luogo di soggiorno unicamente primaverile, estivo e autunnale, forse anche a causa dell’elevato pericolo di valanghe. Degni di nota sono senz’altro la torba del 1400 (una delle costruzioni più antiche in Valmaggia), con la casa attigua edificata nel 1544. Entrambe di proprietà dell’APAV, ospitano una mostra permanente aperta al pubblico. Interessante è inoltre l’oratorio del XVII secolo dedicato alla Madonna della Misericordia e più a nord la «Capèla di mört», con tracce di affreschi del XVIII secolo

I MULINI E LA PESTA

Lungo la «Ronsgia du Mulign», vi era la zona artigianale, che comprendeva una serie di tre mulini, una pesta (o gualchiera), due segherie e una centrale elettrica. I mulini venivano utilizzati per macinare la segale, mentre la gualchiera serviva per pestare la canapa, dopo la sua macerazione, che avveniva in un pozzo oggi non più visibile. La pesta costituisce una testimonianza unica in Ticino. Oltre alla canapa, i mortai servivano forse anche per la brillatura dell’orzo o di altri cereali. Particolarmente interessanti sono le macchine idrauliche, che dimostrano notevoli abilità manuali degli artigiani, co-sì come degna di nota è la bottega da falegname installata al posto di una precedente pesta all’interno dell’edificio più a monte e abbandonata attorno al 1950. Questo complesso edilizio è oggetto di un intervento di restauro promosso dall’APAV.

MOGNO

l villaggio di Mogno, un tempo abitato da una comunità popolosa e indipendente, si estende su un pianoro leggermente terrazzato, ad un’altitudine di 1180 m s.m. Nel corso della storia ha subito ripetute catastrofi naturali, forse alla base del calo demografico. Nel 1570 si verificò una grave inondazione, a cui fece seguito, nel 1667, una valanga che fece 33 vittime. La valanga del 1986 non provocò alcun morto poiché il villaggio era deserto, ma distrusse ben 12 edifici e la chiesa. Per proteggere il villaggio venne costruito un terrapieno a monte dell’abitato. La chiesa che vediamo oggi, ideata dall'architetto Mario Botta è una risposta che sottolinea “la positività del costruire come espressione della fatica dell’uomo” di fronte alla forza devastatrice della natura.

Per ulteriori informazioni scarica il pieghevole del Sentiero di Pietra (PDF).
La versione cartacea è disponibile presso gli infopoint turistici in Vallemaggia.