Storie

Cuore di pietra

La storia della pietra simbolo della valle e degli uomini che la lavorano

Testo Netcomm Suisse, foto MAVM

Storia del 04 novembre 2019

È UNA MATTINA D’ESTATE PIÙ FRESCA DEL SOLITO A RIVEO, PAESINO DELLA VALMAGGIA FAMOSO PER IL GRANITO CHE SI ESTRAE DALLE SUE PARETI MONTUOSE. QUANDO ARRIVIAMO ALLA CAVA DEI FRATELLI CAMPANA, IL SOLE RIESCE A RITAGLIARSI UNO SPIRAGLIO TRA LE NUVOLE PER INONDARE DI LUCE LA VALLE. “ABBIAMO PORTATO IL SOLE, HA VISTO?” SCHERZIAMO MENTRE SALUTIAMO FABIO. LUI SORRIDE, MA SPERA CHE LE NUVOLE TORNINO A OFFRIRE UN PO’ DI FRESCURA AI SUOI OPERAI ALL’APERTO.

Fabio Campana è uno dei tre fratelli che dal 1968 dirigono le Cave Campana, unica cava privata della Valmaggia, acquistata dal padre circa 30 anni prima. Una tradizione familiare che ha contribuito non poco allo sviluppo di Riveo e di tutta la valle: basta osservare gli edifici della valle per rendersi conto che la pietra è il materiale principe. Dagli inizi del ‘900 infatti le cave hanno guidato l’economia e lo sviluppo del paese: ora ne sono rimaste 6 che danno lavoro a quasi 80 persone, ma tornando indietro nel tempo gli operai impiegati nell’estrazione della pietra erano più di 200. D’altronde, all’epoca, i percorsi professionali non abbondavano: le attività principali erano il lavoro in cava o negli alpeggi. Con il passare degli anni, se l’expo di Zurigo e i progressi nel campo dei trasporti hanno permesso un grande incremento dell’attività estrattiva, l’avvento del turismo e le nuove opportunità professionali hanno di certo ridimensionato il tessuto sociale e industriale della valle.

La roccia bisogna saperla maneggiare, bisogna saperla capire e guardare le sue venature. Le macchine questo non lo sanno fare

“Abbiamo una cava grande ma un piccolo ufficio”, scherza Fabio mentre ci accompagna a fare un giro della cava. Mentre camminiamo, da perfetta guida ci descrive il prodotto e la sua lavorazione. Il protagonista è un derivato del granito, lo gneiss, una roccia metamorfica molto stratificata e quindi facile da lavorare. Muovendo i primi passi nella cava, si nota subito che i moderni macchinari industriali per il trasporto e il taglio dei massi non hanno affatto sostituito il lavoro artigianale con “punciotti” e “mazzotti”, ovvero martelli e scalpelli che tagliano e scolpiscono la pietra. “I nostri clienti preferiscono i prodotti artigianali” ci dice Fabio, forse notando il nostro stupore. “La roccia bisogna saperla maneggiare, bisogna saperla capire e guardare le sue venature. Le macchine questo non lo sanno fare e finiscono per produrre troppo materiale di scarto”. Superiamo gli artigiani della pietra e ci lasciamo alle spalle il ritmo dei loro scalpelli per arrivare alla zona più moderna dove, un operaio per macchina, ci si occupa di tutte le possibili lavorazioni: taglio, lisciatura, fiammatura e bocciardatura. I prodotti finiti sono svariati: dalle famose “piode” per i tetti alle piastrelle per pavimenti, dai muri ai rivestimenti, fino ad ogni tipo di decori per esterni (fontane, tavoli, panche).

Il caldo inizia a farsi sentire. Decidiamo quindi di continuare la nostra chiacchierata alla trattoria Soladino, proprio di fianco alla cava. “Proprietà Campana?” leggo ad alta voce l’insegna, e Fabio ci spiega che si trattava di una piccola cucina operaia nata poco dopo l’apertura della cava nei primi del ‘900. I fratelli Campana la comprarono insieme alla cava per offrire un servizio agli operai, e negli anni l’hanno completamente risistemata rendendola una vera trattoria di montagna. È quasi mezzogiorno quando entriamo e la sala inizia a riempirsi.

Troviamo un tavolo appartato e, parlando di ristorazione, non tardiamo a toccare l’argomento turismo. Nel corso degli anni la cava stessa ha contribuito al turismo, dal momento che molti clienti che venivano a vedere i prodotti si sono poi innamorati della valle. Tuttavia, ora le attività di promozione cozzano con l’attività in cava, poiché per sua natura le lavorazioni non possono non produrre polvere e rumore. A supporto delle cave sono nati diversi progetti che valorizzano la pietra come simbolo della valle, tra cui il progetto Pietraviva con i Sentieri di Pietra e Ticino Gneiss, con l’obbiettivo di difendere e promuovere l’importanza storica, culturale ed economica della pietra ticinese.

Ma cosa riserva il futuro delle Cave Campana? Fabio è tranquillo al riguardo. Si attendono progetti di revisione del piano regolatore per le cave e la zona industriale di Riveo, progetti del nuovo argine del fiume, sistemazione e regolamentazione della zona artigianale. Fabio si augura inoltre una semplificazione della burocrazia, che con gli anni invece di semplificarsi diventa sempre più ostica. Ma il punto più importante è un altro. Quello che Fabio sogna è una serena convivenza tra cava e turismo. Sogna una valle viva, dove le persone si trovano bene e arrivano per restare. Sogna una valle che pensa ai giovani, allo sport e alla valorizzazione del paesaggio, lì dove il valore della pietra si nota eccome: dai cascinali, ai muri a secco, alle abitazioni. E tutto questo, Fabio, ce lo auguriamo anche noi.



La pietra ticinese in cifre:

  • 300 mila tollelate estratte ogni anno;
  • ca. 30-40% è materiale di scarto non utilizzabile (inerti);
  • 330 persone attive nel settore.