Storie

Scialpinismo

Il piacere della discesa guadagnato con la fatica della salita

Testo: MAVM, foto: Stefano Cheda

Storia del 21 dicembre 2022

In inverno questo modo di vivere la montagna si esprime al meglio con le pelli di foca ai piedi, un’attività sportiva che fonda le proprie radici nella notte dei tempi e nasce dall’ingegno degli uomini del nord che per muoversi rapidamente sulla coltre di neve iniziarono ad impiegare quale supporto dei pezzi di legno tagliati legati ai piedi con lacci di cuoio.

Anche la Svizzera ha un ruolo di primo piano in questa storia: molti indicano in una competizione sportiva lanciata nel 1893 dal pioniere Christoph Iselin nel Canton Glarona la tappa decisiva che ha portato all’affermarsi di questa attività sulla Alpi: giunti alla vetta poco distanti dai concorrenti con le ciaspole ai piedi, gli scialpinisti ebbero facilmente la meglio.

In Vallemaggia la passione per questo sport è molto più recente. Poldo Dazio ricorda che sino agli anni Cinquanta a Fusio le pelli di foca non erano certo utilizzate per diletto. All’epoca questo mezzo di trasporto veniva utilizzato solo in rari casi, più che altro per andare a recuperare qualche capra bloccata nella neve oppure per cacciare faine e martore. Vi erano poi le guardie di confine a cui negli anni Sessanta si aggiunsero gli addetti preposti al monitoraggio bimensile della linea elettrica del Campolungo.

Le pelli erano  di capra, gli sci non avevano il rialzo e gli scarponi erano durissimi, il che li rendeva molto scivolosi

Anche il materiale era ben diverso dall’attuale. In assenza di foche, le pelli erano spesso ricavate dalle pelli di capra, gli sci non avevano il rialzo e gli scarponi erano durissimi, il che li rendeva molto scivolosi nei passaggi sui sassi. Quale sistema di sicurezza si utilizzava un gomitolo di corda rossa, da lanciare in caso di emergenza prima di venire travolti da una valanga, tutt’altra cosa rispetto ai moderni e preziosissimi dispositivi con ARTVA, pala e sonda.

Le escursioni per diletto si facevano a partire da marzo, tra queste Poldo ricorda la prima pionieristica salita sul pizzo Campo Tencia seguita poi da Renato Simona. Fu solo negli anni Ottanta, con l’arrivo dei primi gruppi di svizzero tedeschi, che ci fu il primo vero sviluppo. Ora in una giornata, se le condizioni sono ideali, ci sono anche 100 scialpinisti. Non siamo ai livelli della Valle Bedretto, che è molto più facilmente raggiungibile, ma anche in Vallemaggia l’offerta è ampia e variegata.

In Lavizzara le zone più battute sono quelle del Mognola e del Poncione di Braga. Quest’ultimo rappresenta una meta esigente che richiede un buon allenamento ed è molto apprezzata perché spesso offre una coltre nevosa splendidamente polverosa. Per i principianti la zona del Quadrella in Val Rovana è sicuramente la più adatta, le pendenze non sono eccessive e il pericolo di valanghe è generalmente contenuto.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI

  • Gabuzzi M., “Scialpinismo: Ticino – Mesolcina – Calanca”, Club Alpino Svizzero, 2011.