Storie

In via dei frutti

Una breve passeggiata in compagnia di alcuni alberi da frutto del paese

La Vallemaggia è popolata di tanti alberi storici da frutto, alcuni centenari. Se sapessero parlare, quante storie potrebbero raccontare! Storie racchiuse negli anelli dei loro fusti, che noi solamente grazie all’aiuto degli anziani desiderosi di trasmettere il loro vissuto possiamo ascoltare.

La scorsa primavera è stata organizzata “In Via dei Frutti”, una breve passeggiata in compagnia di alcuni alberi da frutto del paese di Bignasco con l’obiettivo di “dar voce” alle loro storie. Una perfetta occasione per presentare alcuni degli interessanti risultati emersi dall’inventario degli alberi storici da frutto della Vallemaggia, promosso dal Centro natura Vallemaggia e condotto da l’alberoteca.

Per l’occasione, alcuni alberi sono stati “addobbati” con dei fili a cui erano appese foto e frasi stampate su cartoncini colorati, che riportavano le parole delle persone che hanno arricchito il lavoro di ricerca con i loro racconti e le loro sensibilità. Altri alberi non ne hanno avuto bisogno, si erano già vestiti di fiori per l’occasione... Quattro soste sotto a meli, peri e susini attraverso le quali si sono ricostruiti piccoli frammenti della vita vissuta in valle, aprendo spiragli di condivisione tra uomini e piante, insieme alla partecipazione del pubblico.

Su 40 analisi genetiche condotte, sono già emersi 12 genotipi unici a livello nazionale

Quando si compiono gli inventari etnobotanici, si registrano i dati tecnici degli alberi e si eseguono le descrizioni dei frutti e le analisi genetiche delle foglie, con l’obiettivo di riscoprire le varietà antiche che popolano la regione. Su 40 analisi genetiche condotte, sono già emersi 12 genotipi unici a livello nazionale e alcune particolarità rare come ad esempio l’amarena Hallauer Ämli, la susina Baringel (originaria del Canton San Gallo) e la mela dorata Liliput. Tra le varietà note, la pera Pastorenbirne o pera del curato, che accompagnavano con dolcezza i rigidi inverni.

Quando si compiono gli inventari etnobotanici, si registrano i dati tecnici degli alberi e si eseguono le descrizioni dei frutti e le analisi genetiche delle foglie, con l’obiettivo di riscoprire le varietà antiche che popolano la regione. Su 40 analisi genetiche condotte, sono già emersi 12 genotipi unici a livello nazionale e alcune particolarità rare come ad esempio l’amarena Hallauer Ämli, la susina Baringel (originaria del Canton San Gallo) e la mela dorata Liliput. Tra le varietà note, la pera Pastorenbirne o pera del curato, che accompagnavano con dolcezza i rigidi inverni.

Oltre alla genetica però è importante ascoltare le voci delle persone, per cogliere il valore che questi alberi avevano per la popolazione, al fine di poterle salvaguardare in maniera più consapevole e partecipativa. Ad esempio, a proposito dei vecchi peri invernali si è rilevato che ai loro frutti poteva anche venir dedicata un’intera stanza in casa. Ogni giorno si andava a controllare l’andamento della maturazione, che sembrava essere programmata perfettamente per regalare un frutto maturo al giorno. Vi era un’interazione quotidiana e continua con la natura, con gli alberi e con i loro  frutti. Non a caso, come ci conferma un abitante del paese, la giornata terminava spesso con una cena a base di pane, formaggio e pere, oppure di due mele cotte lentamente nella stufa a legna.

Mele e pere incarnano il principio di biodiversità e l’animo generoso di questo pianeta. I semi nascono da una ricombinazione di materiale genetico dato dall’impollinazione, daranno quindi vita a alberi i cui frutti non saranno mai identici a quelli dei genitori. I nostri avi, onnipresenti sul territorio e spesso affamati, non si sono fatti sfuggire quei “figli” belli e dolci e si sono apprestati a custodire la varietà di pregio. Questa è la storia dei semi fortunati e di come nascevano quelle varietà di mele che oggi chiamiamo “antiche”. Ma la storia delle varietà non finisce qui. Attraverso le generazioni le famiglie riproducevano con innesto la varietà più amate, cosı̀ da poter godere degli stessi frutti nel tempo e su più alberi. Talvolta per generazioni, una famiglia consumava la stessa varietà di frutto. Un signore di Aurigeno ha ammesso quanto fosse importante per lui che la varietà di mele che aveva piantato il padre potesse continuare a vivere nel suo giardino nelle generazioni future, anche al costo di dare un po’ di noia ai suoi figli e ai suoi nipoti!

Con il tempo le famiglie imparavano anche a valorizzarle al meglio i loro frutti. Si sviluppavano tecniche di raccolta e conservazione, dando vita a ricette per far si che la loro mela potesse trionfare in un dolce appetitoso. Da qualcosa di semplice come la biodiversità di un frutto può nascere dunque una ricchezza di cultura gastronomica.

Qualcuno dice “you are what you eat”! Siamo ciò che mangiamo, e non ha tutti i torti. Forse non sempre consapevolmente, ma l’identità di una famiglia si rispecchiava anche nel suo albero e si esprimeva nei frutti e nella loro preparazione. Non a caso, durante la nostra presentazione, Maurizio Cerri, un partecipante alla passeggiata ci ha raccontato di quando con il raggruppamento terreni, le persone in Ticino si sono trovate proprietari di alberi di varietà che non conoscevano cosı̀ nel profondo, e anche per la mancanza di legame affettivo li hanno tagliati. Un altro partecipante alla passeggiata ci ha confermato che il territorio che vediamo oggi, per certi versi è spoglio e appiattito. Un tempo c’erano molti più muretti, pendenze e strutture paesaggistiche, poiché era scolpito dall’interazione continua con l’essere umano e con mezzi agricoli di minor impatto.

La perdita di questo legame con le piante da frutto e con il territorio in maniera più ampia, rischia di rendere questi esseri sempre più “invisibili” ai nostri occhi . Se non c’è più bisogno di arrampicarsi in cima a un albero per provare la dolcezza delle ciliegie, se non c’è più bisogno di ardita pazienza per aspettare la maturazione di una pera, i nostri occhi non vanno più disperatamente a caccia di alberi da frutto, e quelli che già troviamo in giardino, vengono difficilmente considerati sacri come un tempo.

Il successo dei popoli indigeni nel custodire la biodiversità per millenni nasce dal loro profondo senso di appartenenza, che a detta loro è una sorta di legame di “parentela” con le loro terre. Ripenso allora ai nonni e i bisnonni, ai tempi in cui i nostri alberi erano coltivati e curati con sacralità, a come questi legami hanno dato vita a una infinita biodiversità frutticola, testimoniata dagli ultimi patriarchi che tutti gli anni compiono il loro gesto generoso di nutrire noi e gli altri animali della valle con prelibatezze per soddisfare davvero tutti i gusti. Se vogliamo davvero continuare ad avere frutti di ogni colore, forma e sapore, forse dobbiamo rigenerare il modo di relazionarci con loro.

Grazie a questo evento, ricco di partecipazione e interventi, si sono degustate le storie di questi alberi, celebrati con dei dolci ripieni delle susine a genotipo unico di Bignasco, sotto la chioma di un generoso pero (sempre a genotipo unico) dell’omonimo paese. Più di recente, l’11 settembre 2022, sempre a Bignasco, alberoteca ha animato “Il tempo delle mele”: un pomeriggio ricreativo per famiglie in cui Benoît Cadier, ha condotto l’attività di torchiatura delle mele per grandi e piccini e Giorgia Tresca ha guidato un laboratorio di degustazione di mele e pere scoperte sui vecchi alberi Valmaggesi. Questo evento ha dato modo di assaporare i risultati dell’inventario etnobotanico della valle: i frutti sono stati degustati attraverso le loro caratteristiche organolettiche, ma anche attraverso le loro storie, dandoci modo di esplorare i tanti modi in cui la popolazione locale si è relazionata e ha valorizzato i propri frutti. In fine, il pomeriggio è stato concluso con il raccontastorie Andrea Jacot Descombes. I due eventi sono stati organizzati dal Centro natura Vallemaggia in collaborazione con l’alberoteca, la Fondazione Valle Bavona e
ProFrutteti.

Per maggiori informazioni:

  • Scopri le attività del Centro Natura Vallemaggia