Emanuel Corona, detto Mao, vive a Bosco Gurin. Ci siamo dati appuntamento a fine giornata, quando le capre rientrano per la mungitura. Le sue stalle sono a Ritana, ad est del villaggio, un’area agricola per molti anni rimasta quasi abbandonata.
Sgabello alla vita e secchio tra le gambe, Mao ci accoglie mentre è intento con l’ultimo lavoro della giornata. Si trova nel suo ambiente naturale, spostandosi agilmente munge le 70 capre che dopo aver pascolato al corte del lupo si sono riparate nelle stalle. Da quest’anno la notte le tiene chiuse in un recinto elettrificato posato attorno alle stalle, il lupo è ormai una minaccia costante. L’anno scorso ha decimato il suo gregge di pecore, in branco ha pure sterminato i suoi asini e la maggiore stabulazione ha causato un aumento del consumo di fieno. Un’ulteriore importante sfida per un contadino di montagna.
Quando sono intervenuto i tetti stavano per crollare. Con il tempo ho consolidato le strutture potendole così utilizzare quale rifugio per le capre. Le ho acquistate giusto in tempo.
La sua presenza ha portato decisamente nuova vita in questo insediamento: “Ritana è una località molto soleggiata, ai margini della stagione invernale, quando il villaggio è ancora innevato, qui le capre possono pascolare. Ciononostante l’accesso difficoltoso ne ha causato il progressivo abbandono a partire dagli anni Settanta. Quando sono intervenuto i tetti stavano per crollare. Con il tempo ho consolidato le strutture potendole così utilizzare quale rifugio per le capre. Le ho acquistate giusto in tempo. Si tratta di un luogo speciale, fertile, ha dato da vivere a numerose famiglie. Le stalle hanno conservato il fascino di una volta, le mangiatoie sono in legno. Inoltre, un ingegnoso sistema permette di convogliare l’acqua piovana dal tetto in una vasca che serve da abbeveratoio”.
Non deve essere stato facile decidere di intraprendere questa avventura: “Per l’acquisto è stato necessario interfacciarmi con estese comunità ereditarie. In molti hanno creduto nella mia iniziativa, la comunità locale mi ha sostenuto. Ringrazio anche i volontari della Rudolf Steiner che hanno migliorato il sentiero che ora è facilmente percorribile. Inoltre, l’Associazione Paesaggio Bosco Gurin vuole ripristinare le superfici agricole di Ritana e Plecku rivalorizzando nel contempo il patrimonio del costruito. Nel comparto sono presenti una ventina di diroccati e otto edifici rurali ancora completi”.
Rientrati in paese, dopo una sosta nella cantina dove custodisce formagelle e buscion poi venduti in grotti e ristoranti della valle, ci fermiamo al ristorante del paese dove chiediamo a Mao di raccontarci un po’ di più della sua storia personale. “Sono cresciuto a Ghiffa anche se spesso ero a Macugnaga, paese di origine dei miei nonni. Lì e in Formazza ho imparato a sciare. I nonni avevano un ristorante, così per me fu quasi automatico formarmi nella scuola alberghiera a Stresa. Ho lavorato alcuni inverni nelle Dolomiti sia come cuoco che come maestro di sci. A Bosco Gurin giunsi nel 2010 per la stagione alpestre presso l’Azienda agricola Arcioni, poi d’inverno ho lavorato presso l’Hotel Walser. In seguito ho fatto 6 anni all’alpe Brunescio in Lavizzara con Elio Leoni e quando capitava davo una mano a Marco Frigomosca. Col tempo la collaborazione con Frigomosca crebbe tanto che nel 2019 mi offrì la possibilità di rilevare l’azienda che ora portiamo avanti assieme. Oltre al corte del lupo ci occupiamo di terreni a Bosco Gurin, Cerentino, Cevio, Piano di Campo e Riveo”.
“D’inverno, quando le capre sono in paese, lavoro ancora come maestro di sci soprattutto con gli ospiti della Colonia climatica del Comune di Balerna. Purtroppo sono ormai tre anni che non vengono proposte le settimane bianche, dapprima a causa del Covid e poi per mancanza di neve. Per il futuro resto fiducioso. Gli impianti di risalita sono un elemento importante dell’offerta di Bosco Gurin”. Com’è vivere tutto l’anno nel Comune più alto del Cantone? “Se non mi fossi trovato bene non sarei rimasto. Mi piace fare festa in compagnia ma anche tanto godermi i miei spazi. Con il gruppo costumi assieme a Simon, Rita, Sonja, Cristina e tanti altri partecipiamo a vari incontri. Sono feste molto sentite, anche con migliaia di partecipanti che giungono da tutto l’arco alpino. Suono volentieri la fisarmonica.” E con la lingua walser come va? Il Ggurijnartitsch lo capisco ma non oso parlarlo, d’altro canto ho imparato il tedesco alla scuola professionale…” in ogni caso sembri essere un buon esempio di integrazione, sappiamo che hai trovato alloggio direttamente dal Sindaco “ho un appartamento annesso al piano terreno della sua stalla, sono arrivato prima io delle vacche”.