Ogni villaggio ha i suoi protettori, siano essi santi o comuni cittadini che si prendono cura del proprio paese. Dunzio non fa eccezione, anch’esso ha il suo protettore o meglio il suo paladino.
Da decenni Domenico Paladino si impegna per la salvaguardia del monte di Dunzio “per descrivere il sentimento che mi lega a questo splendido e caratteristico balcone a strapiombo sul villaggio di Avegno non servono molte parole: è amore!”. Un legame fortissimo, cresciuto negli anni: “Frequentai le elementari con Sergio Vanetti (deceduto nel 2020), Patrizio di Aurigeno. A scuola lui portava bisce, pipistrelli ed una volta giunse addirittura con una favolosa pistola tutta arrugginita. Mi raccontava delle salite in bicicletta e di altre affascinanti avventure. Poi, quando scoprì di persona questo monte ne rimasi folgorato. Posso dire che nella vita mi sono innamorato due volte: la prima di mia moglie e la seconda di Dunzio”.
La storia di Dunzio è naturalmente legata a quella di Aurigeno. Per secoli molti abitanti del paese hanno praticato una sorta di transumanza al contrario che li portava a trascorrere i mesi invernali sul monte. Un territorio solivo e pianeggiante che è stato a lungo disputato. Ne è la prova una pergamena del 1327, portata alla luce da una ricerca dello storico Flavio Zappa, che tratta di lotte per il possesso dei pascoli e boschi di Dunzio e Capoli. La diatriba sfociò in una vera e propria guerriglia con gli uomini di Tegna che invasero il territorio conteso “con arme inastati et sciopeti”. La vertenza si concluse solo nel 1936 con un decreto ufficiale governativo: al Patriziato delle Terre di Pedemonte furono assegnati i boschi e i pascoli mentre il confine giurisdizionale ad Aurigeno. Dopo la seconda guerra mondiale, con l’irrompere della modernità, tutto cambiò e l’intero paesaggio subì un rapido abbandono. Solo la costruzione della strada carrozzabile, a metà anni Sessanta, mantenne vivo un barlume di speranza.
“Un giorno, quando abitavo a Zurigo, decisi di andare a trovare in bicicletta l’amico Sergio. Il villaggio mi piaceva sempre tantissimo così quando mi si presentò l’occasione di acquistare un rustico non esitai. L’ho ristrutturato a regola d’arte mantenendo il tetto in piode e arredandolo con mobili tipici, dal tavolo in legno alle sedie in paglia”. Grazie a questo luogo del cuore l’amore crebbe ulteriormente “quando si incontra l’anima gemella e il sentimento è corrisposto, poi ce ne si prende cura”. Nei primi anni Duemila, Domenico fu uno dei grandi protagonisti del progetto di elettrificazione: “Un amico svizzero-tedesco espresse il desiderio di portare la corrente a Dunzio. Ebbi la necessità di rifletterci a lungo, soppesando gli aspetti positivi e negativi finché decisi di muovermi. Incontrai la direzione della SES che accolse favorevolmente l’idea e mi spronò a proseguire. Prezioso fu pure il sostegno del segretario della regione LVM Gabriele Bianchi che mi spiegò i meccanismi della Legge federale sull'aiuto agli investimenti nelle regioni montane (LIM) allora in vigore. Tornai a Dunzio e passando di casa in casa trovai 35 interessati. Il progetto si concretizzo nel 2004, dopo la costituzione dell’associazione Pro elettricità Monti di Dunzio (ora Pro Dunzio)”.
Ora con la Fondazione Monte di Dunzio vorremmo concretizzare la promozione di progetti a favore della biodiversità per esempio con degli interventi naturalistici per i chirotteri
In quegli anni ci fu una vera svolta “nel 2005 Stèfanie e Dario Martinoni, entrambi biologi, hanno fondato a Dunzio l’azienda agricola Ai pian d’Agost. Il loro lavoro rappresenta un tassello fondamentale per Dunzio, garantiscono che il territorio recuperato sia mantenuto. Non da ultimo ci hanno permesso di valorizzare una parte della selva castanile, un’opera culminata con la realizzazione dell’apprezzato Sentiero nel paradiso delle castagne realizzato dal Centro Natura Vallemaggia”. In seguito vi è stato un ulteriore salto di qualità: “nel 2021 abbiamo costituito la Fondazione Montedi Dunzio in modo da essere strutturati in maniera adeguata per promuovere e gestire le iniziative di valorizzazione del paesaggio locale. Attraverso il recupero di manufatti antropici quali grà, apiari, carraie e muri a secco vogliamo sensibilizzare e appassionare giovani e meno giovani alla storia e al nostro lontano passato”. Inoltre, prosegue Domenico Paladino presidente della Fondazione, “vorremmo concretizzare la promozione di progetti a favore della biodiversità per esempio con degli interventi naturalistici per i chirotteri”.
Nel corso del 2023, la Fondazione Monti di Dunzio ha dato un primo segnale concreto del suo operare: il 29 luglio sono stati presentati alla popolazione i lavori di ristrutturazione della “Grà d’la Licia”. Quest’anno invece l’obiettivo è quello di ristrutturare la “Grà du Bico”. In autunno è poi pianificata una grande festa, con attività didattiche che prevedono di riportare in vita i due manufatti…